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Asia Fantinato

Valentino Rossi si ritira dal Motogp, ricordiamo così un’icona mondiale.


È il 1996 quando Valentino Rossi, a soli 16 anni, fa il suo primo esordio nel motomondiale.

Ben 9 volte campione del mondo, 431 gare disputate e 115 vittorie.

Conclude la sua carriera, al Galà del MotoGP di Valencia, con il premio “Legend”. Un riconoscimento che solitamente viene assegnato dopo qualche anno dalla fine della carriera, invece, “il Dottore” ha avuto l’onore di riceverlo lo stesso giorno in cui ha smesso di correre.

Nel suo percorso ha avuto incontrato piloti molto bravi in pista, tra questi ricordiamo: Stoner, Biaggi, Lorenzo, Marquez, solo per citarne alcuni.


Alcuni di questi duelli in pista hanno segnato pagine di antologia, anche grazie alla straordinaria telecronaca di Guido Meda, sempre nei cuori e nelle menti dei tifosi del Numero 46.

La forza di Valentino è stata la dedizione, la costanza, l’astuzia nel gestire le rivalità.

Non possiamo non dire che ha reso lo sport meno “marcio” con la sua immensa lealtà, nonostante ovviamente le rivalità che non sono mancate.



Finita la gara cessa anche il rancore, con una stretta di mano o un abbraccio.

Un veterano, così lo definirei, che ha saputo cambiare negli anni il suo modo di stare alla guida “Lo stile è cambiato negli ultimi anni, specialmente per quanto riguarda la posizione in sella tutti sporgono molto la testa e le spalle in curva” dichiara nella conferenza stampa finale del Gran Premio d’Olanda ad Assen.

Il suo cambio di stile e lo stress fisico riguarda le novità tecniche: “Sicuramente l’aerodinamica permette una migliore accelerazione e una frenata più ritardata. Con queste soluzioni la moto diventa più pesante nei cambi di direzione, serve più forza. Ma credo che le differenze maggiori siano dovute all’evoluzione delle gomme, dei freni e dell’elettronica.”

Questo è Valentino Rossi, possiamo solo che essere onorati di avere un pilota italiano con i piedi per terra. Diventato simbolo di ispirazione per molti appassionati, ma soprattutto, in grado di far appassionare al mondo delle moto un Paese intero e forse più.

D’altronde è un’icona mondiale, da ammirare professionalmente e soprattutto umanamente.



Grazie per le emozioni che ci hai dato, grazie per i sorpassi, le curve e perché no, anche per qualche “speronamento tattico”.

Grazie per averci fatto stare “Tutti in piedi sul divano!” ogni volta che tagliavi il traguardo.

A presto, Dottore.

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