La raccolta di poesie scritte da Chiara Carucci, giovane scrittrice di Cori.
Ultimi versi
Nei giorni poco prima della tua dipartita
una poesia dedicata,
la stilografica componeva.
Non era mio solito non controllarla,
che solo il suo tratto mi ispira.
Ma quella sera di corsa riposta, all'aria seccava.
Poi la cruda scoperta.
Era finito quel tratto che ci legava.
Forse lei già sapeva.
Forse conosceva quelle ultime righe
e forte si è opposta come poteva,
annullando perfino la sua essenza.
Niente ha potuto questo vano sforzo e all'interrogativo
posto risposto addio.
Deja vu
Credo che ognuno di noi sia l'incastro perfetto di qualcun altro.
Un puzzle dove non manchino pezzi.
Anime comuni dagli stessi colori,in corpi di uguali cicatrici. Credo poi ci si riconosca.
In un momento già vissuto, in un famigliare sconosciuto.
E così ci si lega.
Linee guida di una matita e carboncino per la sfumatura, rendono unica ogni duplice figura.
Tratti di un grande disegno in bianco e nero: ecco quello che siamo.
Atipici rimandi a vite precedenti, a ricordarci chi eravamo.
In un precario gioco senza vittoria né lotta, concretizziamo l'etereo talvolta.
codi cui con l'accortezza di colorarne la corsa. che siamo stati qualcuno.
E' nostro compito di colori.
Ma poco importa.
Che la nera sfumatura si tampona semmai si tampona l'eccesso la figura non sia troppo dura
Che alla fine ce l'hanno pure insegnato: tratto dopo tratto, come può esser colorato.
Ma poco importa.
Dove l' etereo diventa concreto
AD INDEBITA DISTANZA
Ti guarderò da lontano, da quello spioncino che tanto tieni a tenere serrato. Ti seguirò senza muovere un passo, con discrezione, e leggendo ogni tuo sguardo. Rispetterò i tuoi spazi, attutirò i miei sbalzi, sparirò per non crearti imbarazzi. Ma ci sarò, come tu vuoi, al meglio che io potrò, perché tu possa ignorarmi avendomi sempre intorno.
TI LEGGO
Alle volte mi fermo a guardarti, tu te ne accorgi ti volti e sorridi. Ignaro non sai che quei tratti che hai, sono molto loquaci. E le cose che taci con espressioni palesi. Gonfia le gote con prepotenti sorrisi e muovi quegli occhi vivaci, oppure inarca il sopracciglio se vuoi. Eccoti svelato di fronte a me. Tu sorridi, io senza fiato.
Cosa sei se non ci sei?
Averti accanto e sentirti distante, continuare ad amarti come se nulla fosse, sperare che le cose possano cambiare, che di qualche sospiro possa scoprir le parole e con l’accortezza di non far rumore, consapevole di essere un vuoto a perdere , mi lascio infrangere altre mille volte.
Siamo stati.
Ci fu un tempo in cui fummo noi, e in questo tempo mi ritrovo talvolta a pensarci. Quanto basta ti penso, mai troppo. Non abbastanza che ti faccia presenza, a sufficienza perché ogni altra cosa svanisca.
Equilibrato squilibrio.
Sei lo squilibrio che mi tiene in equilibrio, in un’ordinata quiete, che mi annoia e mi diverte.
πάντα ῥεῖ, “tutto scorre”.
Con il tempo tutto passa, è un bel palliativo questo non credi? Con il tempo tutto passa, si dice così giusto? Eppure, spiegai tu come far passare qualcosa che non fa più male, che sembra sparire e poi ricompare, o chi non è niente, ma si è incagliato al cuore.
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